L’Economia di Pisciotta: la Storia
L’Economia di Pisciotta: la Storia

L’Economia di Pisciotta: la Storia

L’Economia di Pisciotta: la Storia di una popolazione divenuta più consistente nel corso del 1700. Arrivava a più di 2163 abitanti.

La popolazione di Pisciotta è divenuta più consistente nel corso del 1700. Insomma nelle epoche precedenti non aveva mai superato i 150/160 fuochi, mentre nel 1708, come afferma il Volpi, il paese è uno dei più grossi centri a sud di Salerno, con ben 2163 abitanti.

L’economia di Pisciotta si basava sul commercio del mare, dal quale affluiscono mercanti da ogni parte dei paesi vicini, richiamati da un guadagno meno difficile. Praticamente la Marina diventa un lungo deposito di sale, trasportato dalle vicine Saline di Palinuro; vengono costruiti dei “magazzini deposito”, che sono rimasti come struttura iniziale di quella marina residenziale arrangiata, che, oggi, perdendo la vecchia funzione, ospita durante la stagione estiva, un rilevante flusso turistico.

L’Economia di Pisciotta: la Storia di una popolazione che arrivava a più di 2163 abitanti.

Pisciotta disponeva di uno degli otto porti a sud di Salerno, con un discreto numero di barche da trasporto e da pesca.

Vi aveva sede un’antica Tonnara che in passato era una delle voci di maggior prestigio per il Marchesato. Nel 1804 vi erano due barche da 6 tonnellate ciascuna, sei da 3 tonnellate e una quarantina di altre barche. L’attività delle saline è durata, si può dire, fino alla prima Grande Guerra quando alla Marina aveva sede un comando di compagnia della Guardia di Finanza e un Ufficio di Dogana.

L’economia di Pisciotta si è poi modificata. A mano a mano che il lavoro a mare è andato riducendosi, ha avuto inizio quello delle campagne in territorio collinare.

Le proprietà, sin dall’inizio, vennero molto frazionate e le culture, in massima parte caratterizzate da ulivi di una dimensione eccezionale, diversi da quelli delle altre zone. Sulla provenienza di tali esemplari si è cercato di dare una risposta: non si esclude che siano stati portati dal mare, secondo un itinerario diverso da quello “normale” di provenienza greca. Comunque, sta di fatto che l’ulivo produce un frutto che ha una sua specifica classificazione in “oliva pisciottana”.

La zona è stata, per il passato, anche sede di studio per l’entomologia, che cercava un metodo naturale, per combattere la mosca olearia. Il prof. Silvestri dell’Università di Portici vi è tornato più volte per le sue ricerche, tenendo sotto controllo gli uliveti del territorio,. specie nel comprensorio di Caprioli. I vigneti, di origine antichissima, hanno subìto nel corso del tempo, sensibili riduzioni, fin quasi a scomparire per il dilagare delle malattie della vite.

Oggi si sta riprendendo qualche vigneto, ma la produzione del vino è soltanto irrisoria, se confrontata con quella dominante dell’olio.

Buona parte del territorio è coperto da macchia mediterranea e da “rungi”, nome greco per cespugli.

La formazione fondiaria merita una particolare considerazione: la proprietà privata, fin dall’inizio, fu molto frazionata, mancò un vero e proprio latifondo, forse anche per la configurazione del territorio, mancante del tutto di zone pianeggianti.

Il fatto, quindi, che la maggior parte degli abitanti poté possedere qualche pianta d’ulivo permise il formarsi di quella convinzione psicologica che portò ciascuno a sentirsi “padrone” e perciò non soggetto ad altri.

Questa è la spiegazione di come il pisciottano sia diventato “ante litteram” un vero borghese, anche se la consistenza del patrimonio non è mai stata tale, da potersi paragonare a gente facoltosa.

Comunque, a questo fenomeno si deve attribuire la mancanza di un vero e proprio artigianato autonomo, altro aspetto dell’economia di Pisciotta: chi lavorava anche in bottega, falegname o calzolaio, era piuttosto l’uomo che aveva attitudini certamente per quel tipo di lavoro. Ma la sua attività era subordinata alle premure per la terra, che occupava il primo dei suoi pensieri, mentre il resto era considerato solo quando non avesse avuto altri impegni.

L’opera veniva realizzata solo a titolo di amicizia e di simpatia. Non è mai esistita una categoria che traesse i mezzi di sostentamento dal lavoro artigianale. In compenso le rilevanti rendite dell’attività del mare avevano consentito a molte famiglie di avere a portata di mano le professioni liberali e la creazione di sacerdoti.

In un Paese di duemila anime, nel sec. XVIII, vi erano decine di medici, avvocati e uomini di chiesa.

L’Economia di Pisciotta: la Storia di una popolazione che arrivava a più di 2163 abitanti.

Pisciotta, fino al 1818, quando l’archeologo danese Műntzer individuò con certezza la collocazione dell’antica Velia, era ritenuta la sede della scuola eleatica. Per questo ogni anno venivano da Napoli i pensatori di maggior riguardo, per tenere in Paese il congresso di filosofia, come omaggio ai grandi della scuola eleatica.

Esistevano in Pisciotta biblioteche con notevole numero di opere della cultura europea, specialmente del periodo illuministico.

Anche se l’analfabetismo aveva un numero rilevante di gente che non sapesse né leggere né scrivere, soprattutto fra i contadini e i marinai, già nel ‘700 vi era chi prendeva lezioni di lingua presso i sacerdoti e si avvicinava così ad un modello di alfabetismo, sia pure ridotto a saper apporre la firma e a tentare qualche lettura semplice per curiosità.

L’Economia di Pisciotta: la Storia di una popolazione che arrivava a più di 2163 abitanti.

Il problema, in anticipo sugli altri paesi del circondario, verrà in certo modo risolto nel corso del XIX secolo, meno durante il periodo borbonico e in misura sufficiente dopo l’annessione al Regno d’Italia.

Vi erano allora persone che organizzavano scuole private, la cui affluenza andò aumentando più tardi con il fenomeno della emigrazione, quando si doveva ricorrere ad altri, per farsi scrivere una lettera e per la lettura della posta che arrivava dalle Americhe.

La popolazione del Paese raggiunge livelli di rilievo nel 1700. Infatti dal 1708 come asserisce il Volpi nel suo volume sui Vescovi Pestani (Capaccio), Pisciotta conta ben 2163 abitanti, quando appena cinquant’anni prima non aveva che centocinquanta fuochi (calcolando per ogni fuoco 5 persone di famiglia, il conto è presto fatto; intorno alle 750 persone!).

Per tutto il secolo XVIII il numero è stato costante come risulta dal prospetto, rilevato a suo tempo dai libri parrocchiali esistenti nella Chiesa:


1787188 1788/89 1789/90 1791/92 1792/93
maschi 1280 – 12 1268 – 16 1252 – 20 1270 – 12 1260 – 15
femmine 1293 – 18 1271 – 21 1250 – 17 1262 – 10 1274 – 18
nati 22 – 8 35 – 10 34 – 10 30  – 14 43 – 27
nate 34 – 5 54 – 9 23 – 4 48 – 8 62 – 23
sacerdoti 11 – / 12 – / 15 – / 13 – 2 14 – 2
diaconi / / 1 – / 1 – / / / – / –
chierici 5 – / 4 – / 2 – / 1 – / – / –
monaci 4 – / 4 – / 3 – / 4 – / 5 – /
laici 5 – / 5 – / 4 – / 3 – / 4 – /
totali 2654 – 44 2654 – 56 2584 – 51 2631 – 46 2663 – 85

” La seconda colonna, per ciascun anno, indica i “morti”.

La popolazione mantiene la stessa entità, o quasi, anche successivamente. Infatti nel 1793/94 conta n. 2643 abitanti; nel 94/95 n. 2544; nel 95/96 n. 2589; e ancora nel 1797 n. 2647; nel 1798 n. 2580; infine nel 1799/1800 n. 2576 che diventano 2614 nel 1802/03.

Questi incrementi sono dovuti anche al trasferimento di diversi nuclei familiari dai paesi vicini e dallavalle di Diano.

L’Economia di Pisciotta: la Storia di una popolazione che arrivava a più di 2163 abitanti.

Le ulteriori modificazioni demografiche sono da attribuire al fenomeno della emigrazione (che meriterebbe un capitolo a parte!) e al trasferimento di lavoratori chiamati nel territorio durante la costruzione della ferrovia, alla fine del secolo scorso (1875/1882) e delle strade rotabili.

Per quanto attiene alla amministrazione della giustizia si é in grado di dare poche notizie. Non esiste un catalogo dei processi e perciò si può disporre solo di indicazioni generiche che provengono dalle lettere “patentali”. Nel feudo la giustizia era amministrata da un delegato del feudatario che veniva nominato con lettere patentali, della durata di un anno. Tale delegato amministrava la giustizia di prima istanza e, qualora ve ne fosse stato bisogno, il procedimento passava, sempre nell’ambito del feudo, alla seconda istanza.

Solo per i casi gravi era competente la Corte della Vicaria, al tempo dei Viceré, a Napoli. Mentre con l’avvento della Casa Borbonica le procedure subirono dei mutamenti. Mutamenti che vi erano già stati durante il decennio francese (Gioacchino Murat) con la istituzione in loco del Giudice di Pace.

La relazione del consigliere di Pisciotta alla Sottointendenza del Distretto di Vibonati, di cui faceva parte durante il periodo francese, sull’assedio del paese da parte dei “briganti” nei primi quattro giorni del mese di agosto del 1809 dichiara il paese fedele ai francesi, contro i “briganti” notoriamente filo-borbonici (il re Ferdinando IV è fuggito in Sicilia!). Così come la non adesione di Pisciotta ai moti del 1828, promossi dal canonico De Luca di Celle Bulgaria, di ispirazione liberale, ci restituisce questa volta alla fedeltà dei Borboni contro quindi ogni tentativo di innovazione patriottica.

Ad un’analisi più attenta risulterebbe come ogni iniziativa, in quei tempi, era limitata a chi gestiva il potere, mentre la popolazione partecipava obbediente nel verso voluto dal più forte.

Ad una così meticolosa ricostruzione dell’economia di Pisciotta, magari dal punto di vista storico, si è potuto giungere grazie a studiosi e ad intellettuali, pisciottani e non. Si cita su tutti l’intellettuale e poeta pisciottano Alessandro Pinto.

Di una così fervida terra, abitato da un laborioso popolo, oggi sembra esserci poche tracce. In realtà l’economia di Pisciotta ha avuto un declino negli ultimi decenni e con grande stento ci si sforza di rialzare la china, nel ricordo dei fasti di un tempo.

Oggi l’economia di Pisciotta e del suo territorio comunale si basa principalmente sul turismo. Infatti sono presenti alcune strutture ricettive, che pesano tanto sull’economia del paese, in quanto esse, durante il periodo estivo, danno lavoro a centinaia di persone.

Nel contempo sono nate altre piccole attività, sempre legate all’ambito turistico: Bed and Breakfast, case vacanze, agenzie e imprese turistiche.

L’artigianato, come da tradizione, non è molto diffuso, ma è comunque presente. Si citano imprese artigiane (in particolare a Caprioli si lavora il ferro e soprattutto l’alluminio), si rileva la presenza di un “maestro d’ascia” a Marina di Pisciotta.

Grande risorsa storica del territorio è stata e restano soprattutto gli uliveti. Ci sono diverse aziende agricole che producono un olio di elevata qualità. Ma la produzione di olio interessa tutte le famiglie: infatti quasi tutte hanno un uliveto di proprietà e producono olio per consumo proprio.

Una citazione merita il vino, storicamente mai importante come l’olio, anche se negli ultimi anni la produzione è aumentata: sono nate alcune aziende agricole che producono un vino di media qualità.
Infine le alici di menaica. Un prodotto tipico di eccellenza, in relazione alla particolarità e alla sua qualità riconosciuta. Sul territorio pisciottano ci sono anche alcuni laboratori che lavorano le alici di menaica e producono diverse tipicità molto richieste sul mercato.

L’Economia di Pisciotta: praticamente la Storia di una popolazione che arrivava a più di 2163 abitanti.

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