Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere
Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere

Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere

Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere. Un comune cilentano, che fa parte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Inoltre è sede di un suggestivo Museo Itinerante.

In questo articolo analizzeremo gli aspetti morfologici di Cuccaro Vetere.

Il territorio in esame presenta limiti altitudinali compresi tra due quote di riferimento. Una quota minima di circa 249 m s.l.m in corrispondenza del margine meridionale del territorio comunale. Ed una massima di 1500 m s.l.m. identificabile con la cima del Monte Scuro.

Analizzando tutta la superfice del territorio comunale si evince che più del 50% di essa presenta una pendenza superiore al 45%. La stessa maggioranza di tale aree sono esposte ad ovest. In particolare:

Esposizione Nord Est Sud Ovest
Superfice in % 25% 15% 10% 50%
Suddivisione del territorio comunale (Cuccaro Vetere) per esposizione

L’andamento morfologico del territorio si presenta alquanto variabile. Infatti è caratterizzato da un alternarsi di rilievi collinari ed aree pressoché pianeggianti.

A questa situazione morfologica fa da cornice il rilievo più importante del comprensorio comunale. Vale a dire il Monte Scuro con i suoi 1533 m. Per contro un abbassamento della quota sul livello del mare si realizza in direzione del limite sud del territorio comunale, ai confini con il territorio di Futani.

La conformazione del territorio poc’anzi descritta influenza non poco l’aspetto del paesaggio. In particolare condiziona la distribuzione e l’entità della copertura vegetale spontanea. La quale mostra di adattarsi alla presenza di spessori significativi di suolo caratteristici delle aree collinari e di pianura.

Gli aspetti morfologici descritti rendono il paesaggio di grande interesse e di forte attrattiva. Infatti ci sono diversi scorci e varietà paesaggistiche. Ma anche vegetazionali.

Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere. In altre parole un incredibile panorama del Cilento meridionale che è possibile godere dalle zone più rilevate. Il territorio è inoltre caratterizzato dalla presenza di biotopi e geotopi di inestimabile valenza naturalistica.

Particolare interesse destano le immense distese di piante di lavanda presenti nelle zone più elevate. Sia per lo spettacolo paesaggistico che esse offrono. Sia per il fatto di essersi conservate pressochè intatte ai numerosi interventi di rimboschimento.

Altro punto d’interesse per l’attento visitatore che si rechi in zona è rappresentato dalla presenza di filoni di calcite romboedrica trasparente, tipo spato d’Islanda. E ancora dalla presenza di nicchie paleontologiche. Poi occorre menzionare le biocostruzioni legate ad antiche scogliere coralline. E infine gli insaccamenti di vetta denominati, dagli specialisti, “sakung”.

Gli aspetti appena descritti sono indicatori della rarità ed unicità della zona di vetta. Tale da far prevedere un particolare regime di protezione della stessa ed un rigoroso sistema di accesso. Per quanto attiene alle tendenze evolutive attuali e future del sistema geomorfologico descritto, si ritiene di far riferimento esclusivamente a quelle che inducono un maggiore impatto sulla qualità dell’ambiente naturale e a quelle che possono indurre danni a persone o beni in occasione di eventi estremi.

Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere. Vediamo i sistemi geodinamici. Su cui occorre prestare attenzione per la possibile evoluzione futura.

  • Versanti calcarei acclivi. Dove sono possibili, in particolari condizioni morfometriche e giaciturali, fenomeni di crollo e distacchi di blocchi. Che possono evolvere a colate di detriti più o meno estesi.
  • Valloni e canaloni. Dove si verificano permanentemente distacchi che alimentano le zone di conoide attivi. E dove sono stati registrati crolli catastrofici.
  • Sistema completo piedimonte-canalone-valletta sommitale. Dove sono registrati, con tempi di ritorno centenari, fenomeni estremi di flussi detritico-fangosi. Questi localmente denominati “acqua della Montagna”. Sono alimentati dagli accumuli colluviali sommitali e dagli accumuli detritici dei canaloni. E che hanno interessato in passato non solo la zona pedemontana, raggiungendo anche le zone di San Giovanni a Piro. Fenomeni di minore entità ed estensione si sono poi verificati di recente. A seguito degli incendi che periodicamente interessano la boscaglia presente sul versante montuoso.

Pertanto, da un’attenta analisi della morfologia del massiccio, si evidenziano:

  • Aree di versante interessate in modo ricorrente da crolli e distacchi.
  • Le Aree suscettibili di alimentazione di materiale detritico-fangoso lungo i canaloni e nelle vallette sommitali.
  • Infine Aree pedemontane esposte a fenomeni di flussi detritico-fangosi più o meno concentrati.

E’ possibile individuare anche punti critici in cui sono state riscontrate evidenze di dissesto incipiente. Sia per quanto attiene l’evoluzione in crolli, che in flussi detritici. Per i primi si tratta di tratti di versante non regolarizzati con giaciture meno inclinate del pendio e lungo le free faces di recessione e di morfoselezione. Mentre per quanto concerne i flussi detritici i punti critici sono rappresentati dalle conche di colluvionamento lungo i fianchi dei canaloni. E, soprattutto, dagli apici dei canaloni in arretramento progressivo nell’ambito delle vallette sommitali e delle doline catturate.

Aspetti morfologici di Cuccaro Vetere. Vediamo ancora qualche altra particolarità. E’ da precisare che, in quest’ultimo caso, sono andate progressivamente distrutte le opere di protezione a secco. Realizzate in passato per garantire la stabilità nel tempo della zona terminale delle vallette.

Un’attenta analisi seguita ad accurati sopralluoghi ha permesso, inoltre, di individuare alcune situazioni critiche. In particolare per le opere strutturali realizzate nel secolo scorso. E che oramai versano in uno stato di abbandono e degrado. Queste opere tendevano ad arrestare la tendenza evolutiva erosiva negli impluvi naturali. Ma anche a creare dei veri e propri terrazzamenti o doline su cui era possibile effettuare attività agricole. Oggi potranno essere opportunamente rivalutate. E, dove necessario, ricostruite. Inoltre si prevede di realizzare interventi simili. Sempre con strutture (briglie o traverse) in pietra locale, in diverse vallette della zona sommitale del massiccio.

La sistemazione delle vallette prevede quasi sempre una serie di traverse in pietra per la creazione delle doline. E una struttura più massiccia, realizzata con gabbionate rinverdite, laddove si verifica il cambio di pendenza naturale ed ha inizio l’incisione più profonda, il cosiddetto “vallone”, sul lato della montagna. Questi punti in cui spesso si generano i primi distacchi in occasione di colate devono essere considerati punti particolarmente critici.

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